Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del nord e generale delle legioni Felix.
Queste le parole che Russell Crowe pronuncia nel film il Gladiatore. Inizia il suo discorso, dichiarando questi tre nomi perché nell’antica Roma ci si presentava così.
Infatti per sapere chi si era che ci si trovava di fronte, si usava il sistema dei “tria nomina”. Erano tre i nomi utilizzati per raccontare chi era il civis romanus, le sue origini e le diramazioni della sua famiglia originaria o di acquisizione. Il Tria Nomina quindi rappresentava un vero e proprio mezzo di identificazione sociale e della classe sociale a cui apparteneva. Una specie di carta d’identità. Analizziamo adesso uno per uno questi nomi .
Massimo. Il primo nome
Questo equivale al nostro nome di battesimo. Era imposto dai genitori al bambino il giorno della nascita, come Aulus, Appius, Gaius, Marcus, Publius, Servius, Titus. Spesso, tutti i primogeniti di una famiglia portavano lo stesso “praenomen” quindi sia il nonno, il padre e il figlio. Le donne invece di solito non lo avevano ed era chiamate con il “nomen” della “gens” cui appartenevano. Spesso era ingentilito da un vezzeggiativo come per esempio la figlia di Marco Tullio Cicerone si chiamava Tulliola (dal nome Tullio).
Decimo è il secondo nome.
Questo è il “nomen gentilizio” che indicava i componenti di una gens, ovvero la stirpe di appartenenza. Le gentes romane iniziali furono circa 100. Tra le più famose c’erano la gens Giulia, la gens Cornelia, Claudia, Cassia, Domitia solo per nominarne qualcuna. Era indicato con un aggettivo terminante in -ius, per indicare l’appartenenza a una stirpe: Marcus Cornelius significava “Marco della gens Cornelia”, Caio Giulio Cesare era chiaramente della gens Giulia. Questo serviva ad individuare soprattutto la posizione sociale per indicare il prestigio e l’antichità della famiglia, ma comunque era portato anche da alcune famiglie plebee.
Meridio è il terzo nome.
Questo è i il cognomen: un soprannome aggiunto al nomen gentilizio. Inizialmente era individuale e poteva anche essere un nomignolo popolare. Meridio, anche se è un nome di fantasia, in realtà in latino indicava chi ama dormire il pomeriggio. Chissà se al regista Ridley Scott non sia venuto in mente questo nome rifacendosi al momento in cui i romani fanno un sonnellino dopo un buon pranzo e qualche abbondante bicchiere di vino.
Molti erano i nomi utilizzati per i cognomen come Lentulus che viene da lenticchia o Cicerone dal cece. Lepidus invece indicava una persona scherzosa e Rufus una persona rossa di capelli. Con il passare degli anni questo nome diventa ereditario. Diventa utile per distinguere i vari rami di una medesima gens: per esempio, i Corneli Cathegi erano cosi distinti dalla parte dei Corneli Scipiones. Infine c’erano i “cognomina trionfali”, conferiti ai vincitori: come appunto Scipione della famiglia dei Corneli che divenne “Africanus” dopo la sua vittoria su Cartagine.
Il nomen, da solo, bastava per identificare gli schiavi. Nel caso fossero liberati assumevano anche il cognomen e anche a volte il praenomen del loro ex padrone.
Era comunque difficile ricordare i nomi di tutti… non bastava infatti dire solo Massimo…I romani avevano risolto questo problema utilizzando il “nomenclatur”. Così era chiamato uno schiavo o un liberto, (uno schiavo libero) che aveva il compito di aiutare il suo padrone a ricordare i nomi delle persone. Questo evitava imbarazzanti situazioni in modo da poterle salutare con il giusto nome chiunque.
Molti nomi avevano significati particolari come ad esempio Adriano che significa colui che proviene dal mar Adriatico. Augusto invece era colui che merita la fama, il venerato. Ottavio indicava che era l’ottavo figlio della famiglia. Per le donne poi il nome Aurelia si riferisce ad una donna che è di grande valore, come l’oro, mentre Flavia al colore “fulvo” indicando donne dai capelli con un colore rosso. Il nome Celia invece serviva ad indicare la donna scesa dal cielo, mentre il nome Livia identificava una persona che doveva essere ricordata o degna di memoria.
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