Curiosità Romane, Storia di Roma

Bannare le persone nell’antica Roma

BAnnare antica Roma

Sai che era già possibile bannare le persone nell’antica Roma? Pensi che sia stato Mark Zuckerberg a introdurre il like ?. Invece il pollice in su del pubblico del Colosseo non era forse fatto come un “like”per salvare la vita del gladiatore che era stato sconfitto ? Per bannare le persone nell’antica Roma il  Senato romano  introdusse la “Damnatio memoriae” : la morte del ricordo.

Ma non era un semplice “not like”.  Questa era una delle più atroci pene per un cittadino romano. Se applicata quando il condannato era ancora in vita, essa rappresentava una vera e propria morte civile. Aveva la stessa valenza per i social quando oggi si bloccano le persone ma sicuramente con effetti molto più terribili.

Infatti nella Roma Antica, il ricordo nella storia di un qualsiasi uomo aveva un’importanza particolare. Nell’antichità infatti  tutto quello che rendeva le persone famose erano le iscrizioni, le epigrafi, la citazione in libri, le statue. L’arma che quindi il Senato impugnava contro i nemici di Roma era la “damnatio memoriae ” che aveva come scopo l’interruzione della storia di un  uomo.antica roma

Una norma utilizzata con lo scopo di cancellare la persona e ogni prova della sua esistenza distruggendo statue, monumenti, opere, poemi, carmina. Questo per eliminare qualsiasi elemento che ricordava la memoria di quella persona nel presente e per evitare che il suo ricordo passasse nel futuro.

Una pratica che non risparmiava neppure gli imperatori. Come per esempio come Domiziano, l’ultimo imperatore della dinastia Flavia, ucciso nel 96 d.C.  in una congiura di palazzo. Subito dopo la sua morte, il Senato di Roma  decise per Domiziano la damnatio memoriae. Da quel momento il suo nome scompare dalle iscrizioni e quasi tutte le  statue deturpate o distrutte.  Addirittura per far scomparire il  nome dal ricordo comune molte leggi di Domiziano  sono cancellate

Ai giorni nostri infatti a causa della damnatio memoriae di Domiziano si sono conservati solo pochi suoi ritratti. Un provvedimento che si meritò per essere stato  secondo il Senato Romano uno degli imperatori più sanguinari dell’Impero .

Stessa fama ottenuta anche da Caligola, che subì la stessa condanna. Nella Roma antica Caligola fu certamente ricordato come uno degli imperatori che più hanno disonorato il nome di Roma. Se vuoi conoscere altro su di lui ti consiglio di leggere questo articolo.

Quindi da quel momento  Numerosi  busti di Caligola sono gettati nel Tevere sfigurati o danneggiati .  Le teste delle statue separate dalla loro base. Inoltre sui  frammenti dei basamenti ritrovati compare il termine latino “eradere” che significa cancellare. Nel caso di Caligola tutte le monete bronzee con immagini del defunto imperatore sono ritirate e fuse.

Inoltre si decide che alcune state di Caligola  devono essere conservate. Infatti dopo essere state rimosse alcuni scultori le trasformano. i migliori scultori dell’impero in questo modo riutilizzano il marmo e modificando il volto di Caligola con i lineamenti di altri imperatori, come Claudio e Augusto. Questo nel tempo ha portato alcuni scultori a specializzarsi in queste trasformazioni, portando così la “damnatio memoriae” a divenire anche una nuova una corrente artistica .

Tra tutti, c’è un imperatore la cui memoria è stata cancellata meglio di tutti. si chiamava Publio Settimio Geta

Era il fratello maggiore di Caracalla, e divenne co-imperatore nel 211 alla morte del padre Settimio Severo . I due fratelli  non avevano un buon rapporto e diventare tutti e due imperatori peggiorò la situazione. Questo rapporto divenne odio tanto chela fine dell’anno Caracalla uccise  Publio Settimio Geta e  lo condannò anche alla damnatio memoriae.

 

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